Gli smalti
Tutti gli elementi che compongono il blasone hanno un attributo di colore. Si tratta di colori simbolici, cioè non riferiti alle specifiche varianti di un determinato colore, ma all'essenza, per così dire, del colore stesso. L'attributo di colore può essere dato anche da una particolare composizione grafica di due o più colori disposti sull'area da colorare con uno schema predefinito e costante. L'insieme degli elementi che sono utilizzati per fornire l'attributo di colore sono detti smalti.
Gli smalti sono divisi in tre gruppi: i metalli, i colori e le pellicce (o fodere). Occorre notare che alcuni autori utilizzano i termini colore e smalto invertendoli tra loro.
Gli smalti, con la sola esclusione delle pellicce, obbediscono alla regola di contrasto degli smalti.
Alcuni autori usano il termine smalto per i soli colori ma, poiché questi due termini non compaiono nella blasonatura, una simile differenza non ha conseguenze importanti.
Per consentire la rappresentazione degli stemmi anche in bianco e nero, gli smalti possono essere resi in maniera monocromatica utilizzando dei tratteggi convenzionali. Tale metodo fu inventato dal francese Vulson de la Colombière, intorno al 1600, fu però Padre Silvestro da Pietrasanta a renderlo operativo pubblicando a Roma nel 1637 il suo trattato Tesserae Gentilitiae.