Colori araldici
In araldica il termine colore indica il rosso, l'azzurro, il verde e il nero; ed anche la porpora [1]. I colori più frequenti sono il rosso, l'azzurro e il nero. Meno frequenti sono il verde e la porpora. Deve essere considerato come un colore anche il bianco quando espressamente utilizzato per individuare figure o pezze candide e non d'argento.
In origine, alcuni colori erano delle pellicce come il nero e probabilmente il rosso. La porpora per molto tempo è stato un colore ambiguo utilizzato talvolta come pelliccia. A questi colori araldici fondamentali, alcuni araldisti aggiungono anche la carnagione ed il colore naturale (che ai fini della regola di contrasto degli smalti possono stare sia sui metalli che sui colori), mentre in Italia è usato di frequente il campo di cielo.
Esistono anche altri colori, più rari, come il bruno, il murrey, il cenerino, l'aranciato, il sanguigno o il tané. La rappresentazione monocromatica di questi colori non è accettata universalmente. Nel caso di raffigurazioni in bianco e nero è possibile rappresentare i colori con un sistema di punti e tratteggi, inventato da Padre gesuita Silvestro da Pietrasanta e dallo stesso illustrato nel testo "Tesserae Gentilitiae", risalente al 1638.
Note
- ↑ Dal "Vocabolario araldico ufficiale", a cura di Antonio Manno – edito a Roma nel 1907