Differenze tra le versioni di "Dizionario: basilisco"

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Rettile immaginario, della mitologia greca, velenoso, capace di uccide con il solo sguardo.
  
 
Il basilisco simboleggia ''potenza'' ed ''eternità'' della stirpe, in base alle credenze egizie che lo dipingevano di vita lunghissima, vista la sua capacità di uccidere gli altri animali col fiato. A causa di ciò, alcuni lo presero a simbolo di ''calunnia'', ''colpa'' o ''contagio'', ma queste sue caratteristiche mal si adattano alle necessità dell'araldica che impiega solo simboli positivi.
 
Il basilisco simboleggia ''potenza'' ed ''eternità'' della stirpe, in base alle credenze egizie che lo dipingevano di vita lunghissima, vista la sua capacità di uccidere gli altri animali col fiato. A causa di ciò, alcuni lo presero a simbolo di ''calunnia'', ''colpa'' o ''contagio'', ma queste sue caratteristiche mal si adattano alle necessità dell'araldica che impiega solo simboli positivi.
  
Il basilisco viene spesso accomunato ad un'altra figura mitologica: il [[biscione (araldica)|biscione]], simbolo del casato dei [[Visconti]] e della città di [[Milano]], delle cui origini non vi sono ancora dati certi.<ref>{{cita web|url=http://www.consiglio.regione.lombardia.it/c/journal_articles/view_article_content?articleId=4154&version=1.0|titolo=L'araldica della Regione Lombardia|mese=aprile|anno=2007|urlmorto=sì|accesso=4 gennaio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090223233123/http://www.consiglio.regione.lombardia.it/c/journal_articles/view_article_content?articleId=4154&version=1.0|dataarchivio=23 febbraio 2009}}</ref>
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Il basilisco viene spesso accomunato ad un'altra figura mitologica: il biscione, simbolo del casato dei Visconti e della città di Milano, delle cui origini non vi sono ancora dati certi.
  
Il basilisco è il simbolo di [[Sternatia]], nel [[Salento]], e di alcune città della [[Basilicata]] quali [[Lauria]], [[Melfi]], [[Teana]] e [[Venosa]]. Inoltre è simbolo della città [[Campania|campana]] di [[Aversa]]: infatti esso è perfetta sintesi culturale tra l'origine d'oltralpe dei Normanni fondatori di Aversa e la tradizione osca locale che aveva eletto il basilisco, re dei serpenti, ad emblema dell'eternità della stirpe degli [[Osci]].
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Il basilisco è il simbolo di Sternatia, nel Salento e di alcune città della Basilicata quali Lauria, Melfi, Teana e Venosa. Inoltre è simbolo della città campana di Aversa: infatti esso è perfetta sintesi culturale tra l'origine d'oltralpe dei Normanni fondatori di Aversa e la tradizione osca locale che aveva eletto il basilisco, re dei serpenti, ad emblema dell'eternità della stirpe degli Osci.
 
   
 
   
La città di [[Belluno]] ha due basilischi nell'araldica.
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La città di Belluno ha due basilischi nell'araldica.
Anche il comune di [[Peschiera Borromeo]] (Milano) ha un basilisco nello stemma comunale.
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Anche il comune di Peschiera Borromeo (Milano) ha un basilisco nello stemma comunale.
 
 
rettile immaginario, della mitologia greca, velenoso, capace di uccide con il solo sguardo. Nei bestiari e nelle leggende greche ed europee, il '''basilisco''' (dal greco βασιλίσκος ''basilískos'', "piccolo re" da βασιλεύς ''basiléus'', "re"; in latino ''rēx, regis'') è una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra abbia il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.
 
Secondo [[Plinio il Vecchio]] e [[Gaio Giulio Solino|Solino]] il basilisco sarebbe un piccolo serpente, lungo circa venti centimetri e nonostante questo sarebbe la creatura più mortale in assoluto. È infatti velenosissimo e in grado di uccidere con il solo sguardo che pietrifica o incenerisce.<ref name=B>V. Borniotto, “Halitus mortis”: il basilisco come serpente velenoso, in “Anthropos & Iatria”, 2, XV, maggio-agosto 2011, pp. 9-13.</ref> Qualunque essere vivente entri in contatto con il suo fiato o venga morso muore sul colpo. Il basilisco vivrebbe nel deserto da lui stesso creato, perché ha la capacità di seccare gli arbusti oltre che con il contatto, con il solo sguardo. Un cavaliere che colpì il basilisco fu ucciso insieme al cavallo dal veleno che si infiltrò attraverso la lancia,<ref name=plinio>{{cita libro | autore=Plinio il Vecchio | titolo=[[Naturalis Historia]] | volume=[https://la.wikisource.org/wiki/Naturalis_Historia/Liber_VIII#.5B78.5D Libro VIII, par. 78-79] }}</ref> come racconta anche il poeta [[Marco Anneo Lucano|Lucano]].<ref>{{cita libro | autore=Marco Anneo Lucano | titolo=[[Pharsalia]] | volume=Libro IX }}</ref>
 
  
Durante l'alto Medioevo a Plinio si rifece [[Isidoro di Siviglia]], che lo definiva come il ''re dei serpenti'', i quali lo temono per il suo soffio velenoso e per il suo sguardo mortale.<ref>{{cita libro | autore=Isidoro di Siviglia | titolo=[[Etymologiae]] | volume=[https://la.wikisource.org/wiki/Etymologiarum_libri_XX/Liber_XII#IV. Libro XII, cap. 4 ''De serpentibus'', 6-7] }}</ref> Il basilisco è riconoscibile grazie ad una macchia bianca che ha in testa come un [[diadema]]<ref name="plinio" /> che gli vale, per altro, l'epiteto di "re dei serpenti".
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Nei bestiari e nelle leggende greche ed europee, il '''basilisco''' (dal greco βασιλίσκος ''basilískos'', "piccolo re" da βασιλεύς ''basiléus'', "re"; in latino ''rēx, regis'') è una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra abbia il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi.
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Secondo Plinio il Vecchio e Gaio Giulio Solino il basilisco sarebbe un piccolo serpente, lungo circa venti centimetri e nonostante questo sarebbe la creatura più mortale in assoluto. È infatti velenosissimo e in grado di uccidere con il solo sguardo che pietrifica o incenerisce. Qualunque essere vivente entri in contatto con il suo fiato o venga morso muore sul colpo. Il basilisco vivrebbe nel deserto da lui stesso creato, perché ha la capacità di seccare gli arbusti oltre che con il contatto, con il solo sguardo. Un cavaliere che colpì il basilisco fu ucciso insieme al cavallo dal veleno che si infiltrò attraverso la lancia, come racconta anche il poeta Lucano.
  
[[Beda il Venerabile|Beda]] fu il primo ad attestare la leggenda di come il basilisco nascerebbe da un uovo deposto di tanto in tanto da un gallo anziano (altri autori hanno aggiunto di sette anni quando [[Sirio]] sia ascendente). L'uovo deve essere sferico e deve essere covato da un serpente o da un rospo sopra un nido di peli di Iuvi, processo, questo, che poteva impiegare fino a nove anni. Secondo l'enciclopedia di [[Rabano Mauro]], sarebbe lungo mezzo piede e striato da macchie chiare.<ref>{{cita libro | autore=Rabano Mauro | titolo=De rerum naturis | volume=[http://www.mun.ca/rabanus/drn/8.html#8.3 Libro VIII, cap. 3 ''De serpentibus''] }}</ref> [[Alexander Neckam|Alessandro Neckam]] fu il primo a riferire la teoria secondo la quale non era lo sguardo del basilisco a uccidere direttamente, ma la ''corruzione dell'aria'' che esso provocava (teoria sviluppata un secolo dopo da [[Pietro d'Abano]]).
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Durante l'alto Medioevo a Plinio si rifece Isidoro di Siviglia, che lo definiva come il ''re dei serpenti'', i quali lo temono per il suo soffio velenoso e per il suo sguardo mortale. Il basilisco è riconoscibile grazie ad una macchia bianca che ha in testa come un diadema che gli vale, per altro, l'epiteto di "re dei serpenti".
  
Nel XII secolo [[Teofilo (monaco)]], nella raccolta di ricette artigiane che ha preso il suo nome, indicò un procedimento dettagliato per creare un basilisco, attraverso la copula di due galli rinchiusi in una cella sotterranea e tramite la cova di due rospi: la polvere del basilisco bruciato e macinato serviva a creare il cosiddetto ''aurus hyspanicus'', ottenuto a partire dal [[rame]]. Nell'Europa dell'età medievale, la descrizione della creatura cominciò ad inglobare caratteristiche proprie dei galli<ref name=B/>. Le sue caratteristiche lo collocano nella stessa famiglia della [[coccatrice]].
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Beda fu il primo ad attestare la leggenda di come il basilisco nascerebbe da un uovo deposto di tanto in tanto da un gallo anziano (altri autori hanno aggiunto di sette anni quando Sirio sia ascendente). L'uovo deve essere sferico e deve essere covato da un serpente o da un rospo sopra un nido di peli di Iuvi, processo, questo, che poteva impiegare fino a nove anni. Secondo l'enciclopedia di Rabano Mauro, sarebbe lungo mezzo piede e striato da macchie chiare.Alessandro Neckam fu il primo a riferire la teoria secondo la quale non era lo sguardo del basilisco a uccidere direttamente, ma la ''corruzione dell'aria'' che esso provocava (teoria sviluppata un secolo dopo da Pietro d'Abano).
  
[[File:Basilisk.png|thumb|Il basilisco della ''Cronaca'' di Johannes Janssen di [[Aquisgrana]] (1748)]]
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Nel XII secolo Teofilo (monaco), nella raccolta di ricette artigiane che ha preso il suo nome, indicò un procedimento dettagliato per creare un basilisco, attraverso la copula di due galli rinchiusi in una cella sotterranea e tramite la cova di due rospi: la polvere del basilisco bruciato e macinato serviva a creare il cosiddetto ''aurus hyspanicus'', ottenuto a partire dal rame. Nell'Europa dell'età medievale, la descrizione della creatura cominciò ad inglobare caratteristiche proprie dei galli. Le sue caratteristiche lo collocano nella stessa famiglia della ''coccatrice''.
  
Nonostante la loro apparenza invincibile, i basilischi hanno due nemici mortali: le [[donnola|donnole]], che però muoiono sempre anche se riescono ad ucciderlo, azzannandolo alla gola, e i galli, il cui canto gli è letale. Un basilisco può inoltre essere ucciso anche facendolo specchiare in modo che sia il suo stesso sguardo ad ucciderlo<ref name=B/>. Con il passare del tempo, grazie al moltiplicarsi di storie, le sue capacità letali continuarono ad aumentare, comprendendo l'abilità di sputare fiamme e quella di uccidere solo con il suono della sua voce, oltre alle sue sempre crescenti dimensioni. Alcuni scrittori affermarono che la creatura poteva uccidere anche senza un tocco diretto, ma perfino toccando qualcosa che a sua volta toccava qualcuno, come una spada. [[File:Five birds Basilica philosophica Merian 1618.tif|left|thumb|Corvo, cigno, basilisco, pellicano e fenice in una incisione del XVII secolo<ref>{{cita libro | autore=[[Johann Daniel Mylius]] | titolo=''Basilica philosophica'' | città=Francoforte | anno=1618|coautori=[[Matthäus Merian]] }}</ref>]]
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Nonostante la loro apparenza invincibile, i basilischi hanno due nemici mortali: le donnole, che però muoiono sempre anche se riescono ad ucciderlo, azzannandolo alla gola, e i galli, il cui canto gli è letale. Un basilisco può inoltre essere ucciso anche facendolo specchiare in modo che sia il suo stesso sguardo ad ucciderlo. Con il passare del tempo, grazie al moltiplicarsi di storie, le sue capacità letali continuarono ad aumentare, comprendendo l'abilità di sputare fiamme e quella di uccidere solo con il suono della sua voce, oltre alle sue sempre crescenti dimensioni. Alcuni scrittori affermarono che la creatura poteva uccidere anche senza un tocco diretto, ma perfino toccando qualcosa che a sua volta toccava qualcuno, come una spada.
  
Per quanto riguarda lo sguardo pestilenziale sulla vegetazione, potrebbe essere illuminante il confronto con le teorie della [[scuola salernitana]] del [[XII secolo]]: essi sostenevano che i rettili nascessero per "putrefazione" della materia causata dal calore esterno. Il periodo estivo della [[Canicola]] era infatti la stagione più propizia per i serpenti che allora uscivano in massa dalle tane sotterranee trascorrendo più tempo sulla superficie; il collegamento tra calura e serpenti presto diede origine a un ribaltamento delle cause, indicando i rettili come responsabili della corruzione dell'aria e dell'imputridimento delle acque che causavano epidemie [[malaria|malariche]]. Quindi esisteva un vero e proprio collegamento tra il re dei rettili, il periodo più caldo dell'anno e il seccare della vegetazione<ref>V. Borniotto, “Rex serpentium”: il basilisco in arte tra storia naturale, mito e fede, in “Studi di Storia delle arti" , XI (2004-2012), Genova, De Ferrari Editore, 2012, pp. 23-47</ref>
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Per quanto riguarda lo sguardo pestilenziale sulla vegetazione, potrebbe essere illuminante il confronto con le teorie della [[scuola salernitana]] del XII secolo: essi sostenevano che i rettili nascessero per "putrefazione" della materia causata dal calore esterno. Il periodo estivo della Canicola era infatti la stagione più propizia per i serpenti che allora uscivano in massa dalle tane sotterranee trascorrendo più tempo sulla superficie; il collegamento tra calura e serpenti presto diede origine a un ribaltamento delle cause, indicando i rettili come responsabili della corruzione dell'aria e dell'imputridimento delle acque che causavano epidemie malariche. Quindi esisteva un vero e proprio collegamento tra il re dei rettili, il periodo più caldo dell'anno e il seccare della vegetazione
  
[[Alberto Magno]] nel ''De animalibus'' scriveva di credere allo sguardo assassino del basilisco, ma negava che questi morisse se un uomo lo vedeva per primo e che un gallo potesse fare un uovo; interessante è come egli indichi queste credenze come frutto nei suoi contemporanei nell'autorità di [[Ermete Trismegisto]], il quale avrebbe pure sostenuto come le ceneri di basilisco fossero state necessarie per trasformare l'[[argento]] in [[oro]]: un'attribuzione del tutto infondata ma che dimostra come già nel XIII secolo la figura del basilisco fosse associata a interpretazioni [[alchimia|alchemiche]].
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Alberto Magno nel ''De animalibus'' scriveva di credere allo sguardo assassino del basilisco, ma negava che questi morisse se un uomo lo vedeva per primo e che un gallo potesse fare un uovo; interessante è come egli indichi queste credenze come frutto nei suoi contemporanei nell'autorità di Ermete Trismegisto, il quale avrebbe pure sostenuto come le ceneri di basilisco fossero state necessarie per trasformare l'argento in oro: un'attribuzione del tutto infondata ma che dimostra come già nel XIII secolo la figura del basilisco fosse associata a interpretazioni alchemiche.
  
Il “basilisco filosofico” come una folgore in un istante penetra e distrugge i “metalli imperfetti”<ref>{{cita libro | autore=[[Oswald Croll]] | titolo=Basilica Chymica | url=https://archive.org/details/osualdicrolliive00crol | città=Francoforte | anno=1609 | pagine=94 }}</ref> ricorda [[Julius Evola|Evola]], associandolo alla folgore che ha abbattuto i [[Titano (mitologia)|Titani]] e aggiungendo che corrisponde al [[prana]], la forza vitale della tradizione induista.<ref>{{cita libro | autore=Julius Evola | titolo=[[La tradizione ermetica]] | pagine=57, 58, 166 }}</ref>
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Il “basilisco filosofico” come una folgore in un istante penetra e distrugge i “metalli imperfetti” ricorda Evola, associandolo alla folgore che ha abbattuto i Titani e aggiungendo che corrisponde al prana, la forza vitale della tradizione induista.
Monumento dedicato al basilisco a [[Cintano]] (TO)]]
 
  
 
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File:Basilisk.png|Il basilisco della ''Cronaca'' di Johannes Janssen di Aquisgrana (1748)
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Five birds Basilica philosophica Merian 1618.tif|Corvo, cigno, basilisco, pellicano e fenice in una incisione del XVII secolo
 
Image: Baziliszkusz.jpg|Rappresentazione del basilisco (1510)
 
Image: Baziliszkusz.jpg|Rappresentazione del basilisco (1510)
 
Image: Aberdeen Bestiary Basilisk.jpg|Miniatura di un basilisco attaccato da una donnola (bestiario scozzese del XII secolo)
 
Image: Aberdeen Bestiary Basilisk.jpg|Miniatura di un basilisco attaccato da una donnola (bestiario scozzese del XII secolo)
Image: Basilisk fountain.jpg|Una tipica fontana di [[Basilea]] rappresentante un basilisco
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Image: Basilisk fountain.jpg|Una tipica fontana di Basilea rappresentante un basilisco
Image: Fontana del basilisco a Malesco (frontale).jpg|Fontana rappresentante un basilisco a [[Malesco]] nel [[Verbano-Cusio-Ossola]]]]
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Image: Fontana del basilisco a Malesco (frontale).jpg|Fontana rappresentante un basilisco a Malesco nel Verbano-Cusio-Ossola
Image: Cintano_monumento_basilisco_sfondo_punta_quinseina.jp|Monumento dedicato al basilisco a [[Cintano]] (TO)]]
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Image: Cintano_monumento_basilisco_sfondo_punta_quinseina.jpg|Monumento dedicato al basilisco a Cintano (TO)
File:Wappen Sankt Johann.png|[[Sankt Johann (Mayen-Coblenza)|Sankt Johann]], Germania
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File:Wappen Sankt Johann.png|Sankt Johann (Mayen-Coblenza)|Sankt Johann, Germania
File:Melfi-Stemma.png|Stemma di Melfi
 
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== Voci correlate ==
 
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*[[Dizionario: Cikavac|xxx]]
 
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*[[Dizionario: coccatrice|xxx]]
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*[[Dizionario: coccatrice|coccatrice]]
 
*[[Dizionario: basiliscus|xxx]]
 
*[[Dizionario: basiliscus|xxx]]
 
*[[Dizionario: badalischio|xxx]]
 
*[[Dizionario: badalischio|xxx]]
*[[Dizionario: biscione|xxx]]
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*[[Dizionario: biscione|biscione]]
 
*[[Dizionario: xxx|xxx]]
 
*[[Dizionario: xxx|xxx]]
  

Versione delle 20:37, 2 giu 2024

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Repertorio XXXX

Rettile immaginario, della mitologia greca, velenoso, capace di uccide con il solo sguardo.

Il basilisco simboleggia potenza ed eternità della stirpe, in base alle credenze egizie che lo dipingevano di vita lunghissima, vista la sua capacità di uccidere gli altri animali col fiato. A causa di ciò, alcuni lo presero a simbolo di calunnia, colpa o contagio, ma queste sue caratteristiche mal si adattano alle necessità dell'araldica che impiega solo simboli positivi.

Il basilisco viene spesso accomunato ad un'altra figura mitologica: il biscione, simbolo del casato dei Visconti e della città di Milano, delle cui origini non vi sono ancora dati certi.

Il basilisco è il simbolo di Sternatia, nel Salento e di alcune città della Basilicata quali Lauria, Melfi, Teana e Venosa. Inoltre è simbolo della città campana di Aversa: infatti esso è perfetta sintesi culturale tra l'origine d'oltralpe dei Normanni fondatori di Aversa e la tradizione osca locale che aveva eletto il basilisco, re dei serpenti, ad emblema dell'eternità della stirpe degli Osci.

La città di Belluno ha due basilischi nell'araldica. Anche il comune di Peschiera Borromeo (Milano) ha un basilisco nello stemma comunale.

Nei bestiari e nelle leggende greche ed europee, il basilisco (dal greco βασιλίσκος basilískos, "piccolo re" da βασιλεύς basiléus, "re"; in latino rēx, regis) è una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra abbia il potere di uccidere o pietrificare con un solo sguardo diretto negli occhi. Secondo Plinio il Vecchio e Gaio Giulio Solino il basilisco sarebbe un piccolo serpente, lungo circa venti centimetri e nonostante questo sarebbe la creatura più mortale in assoluto. È infatti velenosissimo e in grado di uccidere con il solo sguardo che pietrifica o incenerisce. Qualunque essere vivente entri in contatto con il suo fiato o venga morso muore sul colpo. Il basilisco vivrebbe nel deserto da lui stesso creato, perché ha la capacità di seccare gli arbusti oltre che con il contatto, con il solo sguardo. Un cavaliere che colpì il basilisco fu ucciso insieme al cavallo dal veleno che si infiltrò attraverso la lancia, come racconta anche il poeta Lucano.

Durante l'alto Medioevo a Plinio si rifece Isidoro di Siviglia, che lo definiva come il re dei serpenti, i quali lo temono per il suo soffio velenoso e per il suo sguardo mortale. Il basilisco è riconoscibile grazie ad una macchia bianca che ha in testa come un diadema che gli vale, per altro, l'epiteto di "re dei serpenti".

Beda fu il primo ad attestare la leggenda di come il basilisco nascerebbe da un uovo deposto di tanto in tanto da un gallo anziano (altri autori hanno aggiunto di sette anni quando Sirio sia ascendente). L'uovo deve essere sferico e deve essere covato da un serpente o da un rospo sopra un nido di peli di Iuvi, processo, questo, che poteva impiegare fino a nove anni. Secondo l'enciclopedia di Rabano Mauro, sarebbe lungo mezzo piede e striato da macchie chiare.Alessandro Neckam fu il primo a riferire la teoria secondo la quale non era lo sguardo del basilisco a uccidere direttamente, ma la corruzione dell'aria che esso provocava (teoria sviluppata un secolo dopo da Pietro d'Abano).

Nel XII secolo Teofilo (monaco), nella raccolta di ricette artigiane che ha preso il suo nome, indicò un procedimento dettagliato per creare un basilisco, attraverso la copula di due galli rinchiusi in una cella sotterranea e tramite la cova di due rospi: la polvere del basilisco bruciato e macinato serviva a creare il cosiddetto aurus hyspanicus, ottenuto a partire dal rame. Nell'Europa dell'età medievale, la descrizione della creatura cominciò ad inglobare caratteristiche proprie dei galli. Le sue caratteristiche lo collocano nella stessa famiglia della coccatrice.

Nonostante la loro apparenza invincibile, i basilischi hanno due nemici mortali: le donnole, che però muoiono sempre anche se riescono ad ucciderlo, azzannandolo alla gola, e i galli, il cui canto gli è letale. Un basilisco può inoltre essere ucciso anche facendolo specchiare in modo che sia il suo stesso sguardo ad ucciderlo. Con il passare del tempo, grazie al moltiplicarsi di storie, le sue capacità letali continuarono ad aumentare, comprendendo l'abilità di sputare fiamme e quella di uccidere solo con il suono della sua voce, oltre alle sue sempre crescenti dimensioni. Alcuni scrittori affermarono che la creatura poteva uccidere anche senza un tocco diretto, ma perfino toccando qualcosa che a sua volta toccava qualcuno, come una spada.

Per quanto riguarda lo sguardo pestilenziale sulla vegetazione, potrebbe essere illuminante il confronto con le teorie della scuola salernitana del XII secolo: essi sostenevano che i rettili nascessero per "putrefazione" della materia causata dal calore esterno. Il periodo estivo della Canicola era infatti la stagione più propizia per i serpenti che allora uscivano in massa dalle tane sotterranee trascorrendo più tempo sulla superficie; il collegamento tra calura e serpenti presto diede origine a un ribaltamento delle cause, indicando i rettili come responsabili della corruzione dell'aria e dell'imputridimento delle acque che causavano epidemie malariche. Quindi esisteva un vero e proprio collegamento tra il re dei rettili, il periodo più caldo dell'anno e il seccare della vegetazione

Alberto Magno nel De animalibus scriveva di credere allo sguardo assassino del basilisco, ma negava che questi morisse se un uomo lo vedeva per primo e che un gallo potesse fare un uovo; interessante è come egli indichi queste credenze come frutto nei suoi contemporanei nell'autorità di Ermete Trismegisto, il quale avrebbe pure sostenuto come le ceneri di basilisco fossero state necessarie per trasformare l'argento in oro: un'attribuzione del tutto infondata ma che dimostra come già nel XIII secolo la figura del basilisco fosse associata a interpretazioni alchemiche.

Il “basilisco filosofico” come una folgore in un istante penetra e distrugge i “metalli imperfetti” ricorda Evola, associandolo alla folgore che ha abbattuto i Titani e aggiungendo che corrisponde al prana, la forza vitale della tradizione induista.

Attributi araldici

Voci correlate

Bibliografia

  • Dizionario araldico, di Piero Guelfi Camajani - edito a Milano nel 1940

Traduzioni